Lettera alla mia amica che non riesce ad avere figli

L’ho pubblicata sull’altro blog perchè dopo aver parlato con la mia amica lei mi ha detto “Perché queste cose non le scrivi? Siamo in tante ad aver bisogno di sentirle”. E l’ho fatto.

Poi è arrivato il #FertilityDay. E allora le ripubblico anche qui, perché se ne possa amplificare l’eco.

Komorebi

9931ded54287a98b5cf3faff6ce0dd0f fonte foto Pinterest

Carissima,

questa primavera mi hai raccontato di quell’esame che inaspettatamente ti ha confermato qualche sospetto, apparentemente prematuro, riguardo al fatto che dopo qualche mese di tentativi tu non sia ancora riuscita a rimanere incinta. Una tuba è ostruita e l’altra forse sì, forse no, chissà… Mondo misterioso quello del nostro sistema riproduttivo, l’ho imparato qualche anno fa, quando un’altra cara amica in cerca da anni del secondo figlio ha provato a capire cosa non andasse: stesso responso, tube bloccate. Eppure un primo figlio l’aveva avuto senza problemi! A quanto pare non conta, non importa, chissà.

Ci siamo riviste quest’estate e mi hai parlato delle lacrime versate quando dopo tutto l’amore che tu e il tuo compagno vi siete scambiati nel corso del mese buono (quello della tuba funzionante) sono arrivate implacabili le mestruazioni. E ora ti osservo, mentre provi a cercare delle risposte, che più o meno inconsapevolmente prendono il sapore…

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5 pensieri riguardo “Lettera alla mia amica che non riesce ad avere figli

  1. bellissima lettera…concordo con la tua amica, hai fatto bene a metterla pubblica.
    sono come già sai della tua stessa idea per quanto riguarda i figli ma provo una sorta di empatia per chi li vuole e non ci riesce. sto fertility day è stato veramente una porcata senza senso. 😦 (non è ciò che mi ha bloccata ma diciamo che la rabbia si è facilmente riversata in sta questione).

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  2. Carissima, ho già provato a commentare questo post ma qualcosa non ha funzionato….uffa uffa, mi ci ero impegnata… ci riprovo 😉
    Mentre mi rimetto in pari con la lettura dei tuoi post ho deciso di fermarmi a commentare proprio questo perché mi tocca particolarmente. Ho seguito le vicende del fertility day con un misto di indignazione e imbarazzo per l’incapacità di chi si è occupato della sponsorizzazione di quest’evento che, tutto sommato, se organizzato con la giusta finalità poteva avere anche un senso: informare sulle possibilità che il ssn offre a chi non riesce ad avere una gravidanza spontanea, fare chiarezza sulle diverse tecniche di fecondazione medicalmente assistita, promuovere uno stile di vita sano che aiuti a mantenere sane anche le funzioni riproduttive…
    Durante il mio percorso ho frequentato a lungo la ginecologia e l’endocrinologia, ho conosciuto molte coppie con difficoltà e ho toccato con mano la sofferenza che si insinua in una famiglia quando sembra che avere un bambino sia impossibile…ci vuole un tatto estremo, una grande empatia per parlare di queste cose.
    E…mi sento coinvolta in prima persona: io che mi sento un’eterna figlia, che immagino me mamma ma in un futuro molto lontano, devo già fare i conti con ormoni ballerini e col fatto che forse questo bambino soltanto immaginato non lo porterà la cicogna in un morbido fagottino ma arriverà già bello e impacchettato, “in barattolo”. Mi sento già dire di cogliere l’attimo, di approfittarne adesso che sono giovane… e mi fa già soffrire, questo figlio che non avevo mai immaginato veramente di avere, che se ne frega dei viaggi che voglio fare, se voglio prima diventare un medico come si deve.
    è qualcosa di troppo delicato e personale e non credo ne parlerò mai da me, l’ho fatto qui per ringraziarti è per dirti che affrontare questi argomenti dolorosi è sempre troppo importante. In queste circostanze la mente è posseduta davvero da brutti pensieri: il senso di inadeguatezza, di inutilità, il senso di colpa, perfino, la frustrazione, strisciano come serpenti velenosi…sentire la vicinanza delle altre donne, non sentirsi sole, salva.
    un abbraccio

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    1. Cara, grazie per le tue parole, so che non sono cose semplici da condividere, ma son convinta che la condivisione in qualche modo possa alleggerire. Il grosso problema del fertility day non è solo comunicativo. Anzi, a ben vedere la comunicazione non è nulla rispetto ai contenuti del piano nazionale: “Cosa fare, dunque, di fronte ad una società che ha scortato le donne fuori di casa, aprendo loro le porte nel mondo del lavoro sospingendole, però, verso ruoli maschili, che hanno comportato anche un allontanamento dal desiderio stesso di maternità?” e ancora “La crescita del livello di istruzione per le donne ha avuto come effetto sia il ritardo nella formazione di nuovi nuclei familiari, sia un vero e proprio minore investimento psicologico nel rapporto di coppia, per il raggiungimento dell’indipendenza economica e sociale”. Insomma, mondo del lavoro e ruoli maschili… perchè? Quali dovrebbero essere i ruoli femminili? Uomo = dottore, donna = infermiera? Ma davvero siamo ancora qui nel 2016? L’istruzione avrebbe avuto come effetto il ritardo nella costruzione di nuclei famigliari e minor investimento psicologico nella relazione? A me risultava che avesse fatto uscire le donne dall’ignoranza, dalla dipendenza obbligata nei confronti del padre, del marito. A me risultava che le avesse rese più libere e una scelta procreativa credo vada fatta nella libertà, non nella dipendenza. Difficile liberarsi dal senso di colpa quando ti viene buttato addosso da ogni dove. Giusto oggi ho letto il post di un “amico” di un’amica su fb che diceva “Incinte e bevono e fumano come troie! Cosa nascerà?” e in risposta ad un commento della mia amica le definiva “mamme ingrate”. Ingrate? Ma grate di cosa? Purtroppo c’è una mistica della maternità davvero dura da smantellare, che come la guardi punta il dito contro le donne (e spesso sono poi le donne stesse a puntarsi vicendevolmente il dito contro) e vede nella maternità il necessario compimento della femminilità. A volte mi viene lo sconforto a pensare a tutto il lavoro culturale che è necessario fare.

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